Riconoscere le orchestre con Raimondo Balboni

Carlos di Sarli

Riconoscere le orchestre

Mi sono chiesto a volte in passato: ma perché dovrei? Che me ne importa?

La risposta che mi sono dato nel tempo: Riconoscere lo stile delle diverse orchestre non è un’operazione fine a sé stessa, per far bella figura con gli altri, ma il risultato di un ascolto coscienzioso ed attento, magari con l’aiuto di qualcuno che ne sa di più.

L’importante quindi non è riconoscere ma imparare ad ascoltare, il resto consegue con naturalezza; dopo un po’ di tempo si impara a riconoscere forme e stilemi dei vari esecutori, mentre si ascolta la musica.

Si, va bene ma… a cosa serve?

A ballare meglio, chiaro, anche se la risposta non è così scontata e banale come appare a prima vista, e ad essere felici.

Ballar meglio significa muoversi a tempo all’interno della musica, seguendone, rispettandone e magari interpretandone forme e tempi; indiscutibile che chi balla “con musicalità” abbia maggior piacere e stimolo a farlo e sia accettato più volentieri dal partner di ballo rispetto a chi balla tutto alla stessa maniera, magari fuori della musica e fuori tempo.

Riconoscere l’orchestra alle prime note di una tanda ci offre la possibilità di capire se la tanda sarà composta da musica che ci stimola al ballo e magari ci ispirerà nella ricerca del “partner giusto” con cui condividerla: quando la “ricerca” funziona, l’esperienza della serata in milonga diventa piacevolissima. Ballare la musica che ti piace, abbracciato alle persone giuste con cui condividerla è indiscutibilmente un’esperienza piacevole e preziosa, a volte magica.

Balliamo per essere felici quindi se impariamo ad ascoltare meglio, la qualità del nostro ballo aumenta automaticamente assieme al tasso di felicità.

Raccolgo quindi di seguito alcune note riguardanti lo stile di una delle più importanti e grandi orchestre del tango tradizionale, quella del Señor del Tango, ovvero Don Carlos Cayetano DI Sarli

DI COSA SI COMPONE LO STILE “ORQUESTA DI SARLI”

Come si fa quindi a riconoscere l’orchestra Di Sarli in milonga?

Al solito anzitutto ascoltare.

Con questa orchestra siamo fortunati, gli elementi fondamentali abbondano:

  1. Il primo ed il terzo impulso di ogni battuta musicale, ovvero i tempi “forte” e “mezzo forte”, sono marcati e posti in chiarissima evidenza. Ciò offre ai ballerini un riferimento solido ed affidabile su cui basarsi per ballare camminando a tempo e danzare le figure al momento adatto. Per questo motivo spesso i brani dell’Orchestra Di Sarli vengono utilizzati sin dalle prime lezioni di Tango: il ritmo è scandito molto chiaramente ed è facile da seguire, pur non diventando mai pesante ed opprimente. Dopo qualche mese qualcuno inizia a credere che si tratti di musica “da principianti” (giuro che l’ho sentito dire diverse volte) e magari per questo non balla gli splendidi brani registrati da questo direttore. La grandezza della produzione di questa orchestra sta nel fatto che ha prodotto musica da ballo di qualità così elevata che può essere ballata con profitto a diversi livelli, sia dal principiante che dal milonguero più smaliziato. Far sembrare semplice il grande è qualcosa che soltanto i grandi riescono a fare.
  2. Prevalgono in primo piano gli strumenti a corda, utilizzati sia per esporre la melodia che per sostenere la parte ritmica, tramite l’uso di staccato e pizzicato.
  3. Spesso la melodia viene suonata in modo “ritmico” tramite l’utilizzo dello staccato.
  4. Violini e bandoneones spesso eseguono insieme la melodia, coi bandoneones che contribuiscono a rendere il suono più pieno e gli accenti incisivi e chiari.
  5. Assenza pressoché completa di assoli e variazioni musicali solistiche praticamente in tutta la produzione registrata da Di Sarli; è l’orchestra che canta e ti porta nel tempo e nella melodia.
  6. Sottolineatura pianistica dei passaggi tra frasi musicali, ma anche tra prima e seconda semifrase con frequente uso delle cosiddette “campanitas”, Brevi sequenze di note singole o in controcanto tra loro, eseguite con la mano destra del pianoforte, nel registro acuto che, appunto, evocano immagini di scampanellii. Esempio:
  • L’estrema regolarità dello svolgimento delle parti e delle modulazioni tonali, ci fa pensare a lui un po’ come il più classico dei musicisti di Tango , in un certo senso il Mozart del tango, nelle cui composizioni non c’è nulla che non sia al proprio posto dal punto di vista formale; all’interno del grande equilibrio formale dei suoi brani, la bellezza si esprime tramite sottigliezze e sfumature, sia ritmiche che melodiche, senza necessità o presenza di stranezze, il tutto condito dai commenti del piano.
  • Il finale: quasi sempre il primo dei due accordi finali è suonato con energia da tutta l’orchestra mentre il secondo è più soffice e spesso col piano in evidenza.

Lo stile di Di Sarli è unico: Imitato in seguito e mai uguagliato da altre orchestre; questo perché l’elemento protagonista della musica composta e/o eseguita dall’orchestra è il piano del Maestro, con la sua raffinata sensibilità musicale, che fa da ossatura a tutti i brani, lungo l’intera sua traiettoria artistica, indipendentemente dalle mode correnti.

Non possiamo dire infatti che Di Sarli sia un “Decareano”[1] né allo stesso tempo che appartenga (anche nel periodo 1928-1931, quello del sexteto) alla “guardia vieja”[2], anche se il suono e le modalità di esecuzione dei brani ricordano quelli di altre orchestre dell’epoca; tuttavia gli otto punti esposti sopra si ascoltano già anche nella sua prima produzione.

Questa preminenza del piano è andata in un certo senso a sfavore della visibilità solistica degli altri strumenti; i musicisti i Di Sarli erano tutti solisti di primo livello ma quasi non avevano possibilità di mettere in mostra la propria bravura individuale; persino un grande strumentista dell’epoca, Federico Scorticati, lavorava come bandoneon di fila senza esibire il proprio virtuosismo, relegato ai pochi secondi di uno dei rari assoli con variazione, nella registrazione del 1954 de “El Choclo”.

Possiamo affermare che il maestro spirituale di Di Sarli sia stato Osvaldo Fresedo a metà degli anni ’20: da lui viene la sensibilità per le melodie affidate principalmente agli archi e l’uso del bandoneon come strumento essenzialmente ritmico (e Fresedo era bandoneonista, in origine!); il Maestro dedicò infatti a Fresedo il bellissimo tango “Milonguero Viejo” esprimendo così il proprio affetto per il suo vecchio maestro.

[1] Termine che indica lo stile esecutivo dell’orchestra di Julio de Caro che, con le novità ritmiche, armoniche e contrappuntistiche introdotte nel tango rappresenta il riferimento assoluto per ogni orchestra di tango “moderna” a partire dal 1924.

[2] Il termine indica lo stile esecutivo prevalente in uso tra le orchestre prima dell’avvento di De Caro: ritmico, con i quattro tempi ben marcati, e carattere musicale molto popolare ed “arrabalero” (borgataro).

Raimondo Balboni

Cantante, musicista e milonguero. Ho a che fare con la musica del Sudamerica da più di 40 anni, 35 circa col tango; frequento le milonghe dal 2000, ballo dal 2003 e musicalizzo stabilmente da ottobre 2016.
Curo maniacalmente ed in modo professionale la qualità del suono e tento di essere al servizio della pista come sempre dicono i miei maestri Jorge Dispari e Damiàn Boggio, e come sempre diceva Felix, che continua ad ispirarmi.
Selezioni di tango tradizionale ballabile, no tango nuevo.
Quando possibile uso uno schermo o lavagnetta per informare i ballerini riguardo le orchestre (ed i cantori) selezionati durante la serata.