Riconoscere le orchestre con Raimondo Balboni

Juan D’arienzo

Dato l’interesse riscontrato riguardo la pubblicazione della nota su come riconoscere lo stile dell’orchestra di Carlos di Sarli, e dopo aver ricevuto varie richieste al riguardo, propongo una breve nota su come riconoscere l’orchestra di Juan D’Arienzo.

Senza dilungarmi troppo ad illustrare nei dettagli tecnici gli elementi fondamentali che la caratterizzano, devo però notare che tali elementi sono comuni a tante altre orchestre che eseguono prevalentemente musica ballabile, tuttavia sono pochi i casi in cui sono stati usati con questo gusto e maestria; la prova è che pur suonando “più o meno” allo stesso modo, l’Orchestra ha avuto successo durante tutto il proprio periodo di attività, tra il 1935 ed il 1975, mentre altre orchestre sono passate come meteore nel panorama del tango.

All’ascolto notiamo che:

Tempo: generalmente piuttosto veloce, ed in generale fisso, senza rallentamenti né accelerazioni. (molto importante per la pista)

Marcatura dei tempi: rigorosamente e sensibilmente in quattro tempi (importante e semplice per la pista, offre riferimenti sicuri), con contrabbasso che esegue il “pizzicato” quasi strappando le corde; ciò contribuisce alla marcatura ritmica di tipo “staccato”. Esempio:

All’interno della marca in quattro vengono però utilizzati molti effetti, per variare ed offrire diverse possibilità ai ballerini; ad esempio:

Accentuazione – a volte – anche sui tempi deboli ovvero secondo e quarto, aspetto questo che sarà poi usatissimo da Biagi nella propria orchestra. Esempio:

Sincopi cosiddette “a terra” in cui l’inizio della sincope coincide col tempo forte -> funzione di accentuazione nel brano. Esempio:

Sincopi cosiddette “anticipate” l’inizio della sincope viene spostato su un tempo debole e l’accento coincide con un tempo forte. Esempio:

Dinamica: frequenti crescendo e diminuendo, anche collegati alle transizioni tra gli “a solo” ed i “tutti”, ma anche durante l’esposizione dei temi o delle variazioni per sezione

Variazioni: abbondanza di variazioni sulla melodia, eseguite da una intera sezione, archi o bandoneon con alternanza e mistura frequente di molte figure ritmiche dette quartine di semicrome, terzine di crome e terzine di semiminime, cosa che suggerisce ai ballerini la necessità di muoversi e variare il proprio movimento

A Solo:

Finale: in generale ben marcato da tutta l’orchestra (dopo una variazione di bandoneon, pochissime volte variazioni di piano) con esecuzione di accordo di dominante e conclusione su accordo di tonica, senza pausa intermedia: CHAN CHAN! IL BRANO E’ TERMINATO!

Alla fine non si può evitare di accennare anche all’INIZIO 😊

Con poche eccezioni ci sono TRE modi in cui la Juan D’Arienzo inizia l’esecuzione, spesso combinati tra loro.

  1. chan chan! (scritto in minuscolo 😉 ) o anche un solo “chan”del piano. Esempio:
  2. inizio dell’esposizione del tema con le prime note eseguite da UN solo bandoneon, e poi parte tutta l’orchestra. Esempio:
  3. abbastanza spesso 1. + 2. Esempio:

Durante tutta la carriera l’orchestra ed il suo direttore sono spesso stati accusati di scarsa qualità della produzione musicale [2] ma a mio avviso ingiustamente; gli elementi elencati sopra, sapientemente mescolati con gusto e SEMPRE puntando anzitutto alla ballabilità del brano come primo obiettivo da raggiungere, fanno di questo gruppo uno dei migliori e più adatti alla programmazione in milonga, indipendentemente dal genere, sia tango che vals oppure milonga, di musica ballabile di gran qualità.

Nei fatti prima del luglio 1935 le sale di tango si andavano progressivamente svuotando anche in seguito al successo della musica straniera, legato anche al successo del cinema sonoro; il 2 luglio D’Arienzo incide Hotel Victoria, un mese dopo Tinta verde e da quel momento in poi le sale da ballo iniziarono di nuovo a riempirsi.

A questo proposito si dice che gli orchestrali di Troilo a fine anni 30 fossero un giorno riuniti in un bar e prendessero in giro il modo di suonare “sempliciotto” dell’orchesta D’Arienzo e che Pichuco abbia detto: “C’è poco da scherzare, ricordatevi che è grazie a lui che tutti noi stiamo lavorando”.





[1] Ciò non significa che i bandoneonisti di D’Arienzo non fossero validi strumentisti, anzi: solo ottimi bandoneonisti potevano eseguire in perfetta sincronia in cinque a quella velocità, le pazzesche e virtuosistiche variazioni loro assegnate dall’arrangiatore. Era comunque necessario che per suonare a quel modo, tutti i musicisti di D’Arienzo fossero gran strumentisti anche se poi non venivano fatti emergere in modo particolare.

[2] Juan D’Arienzo, oltre che El Rey del Compàs, era soprannominato “El Grillo”, ovvero il grillo. Con una certa dose di disprezzo, sia pur scherzoso, si sottintendeva così che Juan D’Arienzo – che era un violinista –  era capace di tirar fuori dal proprio strumento solo rumore e stridio, invece che musica.




Raimondo Balboni

Cantante, musicista e milonguero. Ho a che fare con la musica del Sudamerica da più di 40 anni, 35 circa col tango; frequento le milonghe dal 2000, ballo dal 2003 e musicalizzo stabilmente da ottobre 2016.
Curo maniacalmente ed in modo professionale la qualità del suono e tento di essere al servizio della pista come sempre dicono i miei maestri Jorge Dispari e Damiàn Boggio, e come sempre diceva Felix, che continua ad ispirarmi.
Selezioni di tango tradizionale ballabile, no tango nuevo.
Quando possibile uso uno schermo o lavagnetta per informare i ballerini riguardo le orchestre (ed i cantori) selezionati durante la serata.